RITA E IL GIUDICE – STORIA DI SCELTE, PADRI E MAFIA * replica riservate alle scuole
Rita cresce a Partanna, valle del Belice, Sicilia, provincia di Trapani che negli anni 80 del secolo scorso significa essenzialmente una cosa: terra di mafia. Un luogo in cui lo stato semplicemente non riusciva a entrare, in cui la legge era fatta da delinquenti.
Fra cui il padre di Rita.
Ribellarsi a una situazione simile richiede delle motivazioni non comuni: deve cambiarti il mondo in cui vivi o il modo di vedere quel mondo. E soprattutto devi incontrare lungo questo percorso delle persone che ti aiutino, ti proteggano e mostrino altri mondi possibili, in cui i tuoi ide ali si possano realizzare.
Un giudice le offre protezione e la ascolta. Un giudice siciliano nato a Palermo con una storia alle spalle che lo rende, assieme all’amico Giovanni Falcone, l’immagine della lotta alla mafia in tutto il mondo: Paolo Borsellino.
L’umanità e l’onestà intellettuale di Borsellino sono l’ultimo tassello che le permette quel cambio di visione del mondo tale da arrivare ad affermare “dopo aver sconfitto la mafia che c’è dentro di te, puoi combattere la mafia, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”.
Forse Rita è una piccola storia, ma con tutta evidenza, ci dimostra che la grande storia è formata dalle piccole storie come quelle di questa ragazza.
Perché raccontare una storia che parla della mafia siciliana degli anni Ottanta-Novanta?
Ce lo siamo chiesto spesso cosa ci spingesse e perché lo sentivamo così necessario da arrivare a produrre uno spettacolo sulla vicenda della diciassettenne Rita Atria.
La risposta non è arrivata subito: è arrivata dopo più di un anno di studi, di scrittura e di confronti. Abbiamo capito che la mafia è una foto in cui nasci e dalla quale non riesci a staccarti perché non puoi, o non vuoi, guardare oltre la cornice. Ma è fondamentale capire quali sono i meccanismi profondi che portano ad aderire ad un determinato sistema culturale e che questi meccanismi scattano a prescindere dalla regione in cui si vive e soprattutto che opporsi a questi meccanismi, spesso inconsci, richiede un cambiamento profondo e radicale.
Questo vogliamo raccontare.
Questa è la risposta che ci ha dato Rita.