“L’erba è verde” è la frase, di una semplicità disarmante, contenuta all’interno di un abecedario che un bambino tiene sotto braccio, nella piazza sotto casa dello scrittore Goffredo Parise, sulla fine degli anni sessanta.
Una frase basilare per imparare le parole, che nello scrittore vicentino – particolarmente in quegli anni fortemente ideologizzati – muove un’urgenza, un richiamo all’essenzialità della vita e della poesia: il bisogno di cercare di descrivere il mondo attraverso i sentimenti umani essenziali; il tentativo di spogliare la realtà da ciò che non è necessario per arrivare a individuare gli elementi primi dell’essere umano.
Nascono così i Sillabari.
Pubblicati in due volumi nel corso degli anni 70, sono una raccolta di racconti, o romanzi brevi o poesie in prosa – come le descrive Parise stesso – che ordinati in ordine alfabetico, formano un dizionario dei sentimenti umani. Racconti precisi, nitidi, assoluti, che scontornano gli elementi essenziali della vita offrendo una formidabile concentrazione di realtà.
A distanza di così tanto tempo dalla loro pubblicazione conservano intatta, ancora oggi, tutta la loro forza, dimostrando come Parise sia riuscito nell’obbiettivo di riuscire a farci scorgere quali siano le fondamenta emotive che compongono l’essere umano.