1942: il Ghetto di Varsavia
attraverso gli occhi di un bambino.
Un’insolita storia di sogni, paure, giochi e poesia
“L’olocausto è la mia infanzia e c’erano molte cose belle e divertenti allora, che non si possono avere se si cresce invece in tempo di pace. […] Volevo scrivere di un bambino nel ghetto che diventa una sorta di Robinson Crusoe in una città vuota: per sopravvivere prende dalle altre case ciò che gli serve come Robinson prendeva dai relitti di altre navi sospinte sulla spiaggia dalle onde”. Uri Orlev
“Orlev ha la capacità di dire tantissimo con poche parole. E ci mostra come i bambini possano sopravvivere senza amarezza in tempi duri e terrbili”. Premio H.C. Andersen 1996, la Giuria
La storia:
La seconda guerra mondiale infuria per l’Europa e in Polonia la vita, già difficile per tutti, è per gli ebrei pressoché insopportabile.
Alex, ragazzo undicenne ebreo, vive nel ghetto di Varsavia in compagnia del padre Stefan, del prozio Boruch e del piccolo topo Neve.
Il ghetto è separato da un muro dalla città “normale” ed è soggetto ai continui rastrellamenti selettivi da parte dei nazisti. Il padre prepara Alex ad ogni eventualità e quando anch’egli e Boruch vengono catturati gli promette che qualunque cosa accada sarebbe tornato a cercarlo.
Alex riesce a fuggire ed incomincia la sua avventura per la sopravvivenza nella sua “isola”, in un edificio abbandonato al numero 78 di Via degli Uccelli.
Gli elementi in cui trova forza ed ispirazione sono la lettura di Robinson Crusoe, dal quale prende spunto per crearsi un rifugio sicuro con tutto ciò che gli necessita, la compagnia gioiosa del suo topolino Neve e soprattutto la fiducia incrollabile nella promessa del padre.
L’attesa si protrae per alcuni mesi durante i quali Alex sfugge ripetutamente ai soldati comandati da Goehler, nascondendosi nel rifugio ricavato in quel che rimane di un piano alto di un edificio bombardato, raggiungibile solo con una scala di corda che si è costruito.
Dal suo punto di osservazione vede di là dal muro scorrere la vita ordinaria della gente non segregata come lui, anche di una sua coetanea, Stasya, e attraverso cunicoli e passaggi segreti diventano frequenti le sue incursioni fuori dal ghetto che gli saranno utili per salvare il partigiano ferito Henryk con l’aiuto del dottor Studjinsky.
Fa amicizia con Stasya e viene ben accolto nella sua casa dalla madre, ma rifiuta all’invito di seguirle al sicuro nella loro casa di campagna, fiducioso nella promessa fattagli dal padre, del quale, deportato, non si può avere la certezza del ritorno.
Il coraggio, l’eroismo perfino, non sono insoliti in tempo di guerra, ma Alex ha appena undici anni, e la sua è la storia di come la nuda forza di volontà riesca talvolta ad avere la meglio sulla crudeltà e l’ingiustizia